Christian si è trasferito in Portogallo quattro anni fa. Ha lasciato la Sardegna per andare a lavorare nella "solare" Lisbona. Non ha avuto difficoltà ad adattarsi alla sua nuova vita. Ama trascorrere il tempo libero giocando a calcetto, facendo surf, incontrando gli amici e andando alla scoperta di questo Paese che tanto gli ricorda casa sua.
Presentati brevemente, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?
Mi chiamo Christian e vengo dalla Sardegna, più precisamente da Cagliari. Sono giunto a Lisbona nel gennaio del 2019, quindi ci avviciniamo velocemente alla quarta candelina.
Da dove nasce la decisione di trasferirti in Portogallo?
L'idea di lasciare l'Italia in generale è maturata negli anni, soprattutto nella seconda metà dello scorso decennio ed è stata causata esclusivamente dalla quasi totale mancanza di lavoro nel nostro paese, ma soprattutto in Sardegna. Una situazione drammatica e senza via d'uscita per chi, come me, da un lato ha curricula specializzati e di tutto rispetto, dall'altro è troppo “vecchio” per il mercato del lavoro italiano. La traduzione di questa situazione, in lingua corrente, è: se vuoi lavorare ci devi portare sgravi fiscali e quindi avere vent'anni. Dopo qualche anno di questa tiritera la scelta era tra la piovosa Manchester e la solare Lisbona. Avendo conoscenze in ambedue le città, per un sardo la scelta è stata facile.
Di cosa ti occupi e come hai fatto per trovare questo lavoro?
I miei campi di specializzazione sono diversi, sia tecnici che manageriali, e vanno da quello informatico e delle reti, a quello editoriale e della pubblicità, con una puntatina in quello del commercio al dettaglio.
Sono entrato nella società per cui lavoro in questo periodo grazie ad un sistema di “bring a friend”, presentazione di un amico.
Hai avuto difficoltà ad adattarti alla nuova vita e come le hai superate?
Esaminando in retrospettiva questi quattro anni devo ammettere di non aver avuto alcun problema ad adattarmi a questa nuova vita. Socializzo facilmente, quindi non ho sofferto di solitudine, complice anche la buona rete di amicizie che mi sono creato ed al fatto che Lisbona sia ancora, nonostante il suo respiro da capitale europea, una città a misura d'uomo, con un ritmo non frenetico e un'attività culturale fervente e dinamica.
Ci puoi dare delle indicazioni sul costo della vita a Lisbona (affitto/bollette/cibo/trasporto)?
Il costo della vita a Lisbona è cresciuto in questi ultimi quattro anni, quindi ben prima della nuova situazione geopolitica e delle sue ripercussioni sul costo della vita di tutti noi. Ma ricordiamo che Lisbona non è Tokyo o Dubai, e che il Portogallo non è Lisbona. Detto questo, in città, sul versante degli affitti, tanto delle case di fascia medio/alta che delle singole stanze, siamo sui prezzi di una qualsiasi metropoli italiana. Parliamo di 300/350 euro minimo per una camera in un posizionamento non di pregio, sino ai 450 di una camera in centro, a prescindere dal pregio del palazzo stesso. Gli affitti delle case partono invece dai 700 euro, a salire, per un T0 non in centro, sino ai 2.000 euro per un T1 in centro. Il costo d'acquisto di un appartamento di pregio in centro, o in una zona come quella dove vivo io, Parque das Nações, veleggia allegramente sul milione e mezzo di euro, in media.
Il trasporto, invece, è uno dei fiori all'occhiello di Lisbona: con un abbonamento da 40 euro mensili (con sgravi per le famiglie) puoi utilizzare senza limiti l'intera rete della metropolitana, dei bus, dei tram, dei treni e anche i traghetti per Almada, su una percorrenza che va da Sintra a Setubal, quindi un diametro di quasi 100 km. Non male.
Il cibo è il comparto, assieme a quello energetico, che ha subito i rincari più significativi. Se l'anno scorso il costo complessivo delle utenze (gas, elettricità, connessione) si aggirava in media sui 50 euro mensili complessivamente, oggi dobbiamo aggiungere un 20/25% di aumento. Parimenti il paniere, con latte e pane aumentati del 15% in media e olio e zucchero quasi del 20%.
Fuori da Lisbona e dalle zone turistiche, come l'Algarve o Porto, il discorso cambia, con aumenti sostanziali inferiori al 10%.
Come ti piace trascorrere il tempo libero?
Da buon cagliaritano, trascorro il mio tempo libero tra calcetto e surf, da un punto di vista sportivo, e in lunghi “spuntini” con gli amici. Al barbecue di Pasqua eravamo un'ottantina. Amo leggere ogni qualvolta posso ma viaggio anche parecchio alla scoperta di questo paese che mi ricorda tantissimo casa, per flora, fauna, cibo, vino e soprattutto per le attitudini dei portoghesi stessi.
Sei riuscito a costruire una rete di amicizie in loco?
Complice anche il lavoro e lo sport, posso contare su una vasta rete di amicizie non solo italiane, ma anche portoghesi, brasiliane e di molte altre nazioni.
Parlando del Portogallo, immagino che ci siano degli aspetti della vita in questo Paese (positivi e negativi) che hai scoperto solo vivendoci. Quali sono?
Questo sarebbe un discorso lunghissimo e articolato, che un paese in cambiamento come il Portogallo meriterebbe, ma lo spazio è tiranno, quindi faccio qualche esempio.
Uno degli aspetti positivi, per la mia personale esperienza, è il fatto che il Portogallo sembri, ma sostanzialmente sia, rapportabile alla Sardegna a cavallo tra gli anni '80 e '90. Ipertecnologia in crescita e sviluppo affiancati ad una società legata ancora massimamente al territorio, dall'agricoltura all'allevamento, dove la componente “umana” gioca ancora un ruolo importante. Per me, un aspetto della massima importanza e che definisce la vera qualità della vita di una nazione come questa.
Di contro, questo fa sì che la parte industriale sia rimasta quasi del tutto assente e questo si ripercuote sul costo delle apparecchiature e di molti altri beni che devono essere importati dall'estero, principalmente dalla Spagna.
Un altro degli aspetti negativi, ma ovviamente legati al crollo dell'economia mondiale del 2007, è quello dei salari. Il salario minimo portoghese è tra i più bassi d'Europa, soprattutto per i lavoratori portoghesi, e anche se i provvedimenti del governo vanno da anni nella giusta direzione, la strada è ancora lunga e non priva d'ostacoli.
L'ultimo, ma non meno importante, aspetto “negativo” è quello legato alla sanità, un ibrido tra il sistema italiano e quello delle assicurazioni di stampo statunitense. La sanità pubblica, che assicura assistenza a tutti i cittadini, è, a voler essere gentili, di un livello infinitamente più basso della peggiore italiana e vi operano, in buona parte dei casi, coloro che non trovano occupazione nelle cliniche delle assicurazioni. Di contro, il costo delle assicurazioni non è, a livello base, molto elevato.