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Addio alla tassazione zero nei Paesi del Golfo

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Shutterstock.com
Scritto daAmeerah Arjaneeil 19 Giugno 2023

Per molto tempo, i Paesi del Golfo hanno esercitato una certa attrattiva sugli espatriati grazie all'assenza di tasse. Ma adesso stanno cercando di diversificare la loro economia dal settore petrolifero e questo richiede entrate fiscali. Tutti e sei i Paesi del CCG stanno gradualmente introducendo un regime fiscale, seppur basso, a partire dall'IVA, dalle accise, dall'imposta sui beni immobili e sulle società. Per il momento non hanno ancora introdotto l'imposta sul reddito delle persone fisiche.

Per la stabilità economica dei Paesi del Golfo, alcune tasse sono necessarie

Dagli anni '70, i sei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) - Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Bahrein e Oman - si sono affidati al settore petrolifero per sostenere la loro prosperità. La ricchezza legata al petrolio ha attirato un gran numero di espatriati nel settore privato, al punto che questi Paesi fanno affidamento per il 70-90% su una forza lavoro straniera, anche se stanno cercando di nazionalizzare la loro forza lavoro.

E' indubbio che un sistema fiscale estremamente vantaggioso, che prevedeva zero imposte sulle società, sulle accise e sul valore aggiunto, abbia fatto da richiamo. Ora le cose sono cambiate ma il reddito da lavoro resta esentasse. Gli stranieri che sono impiegati come dipendenti possono ancora mettere da parte dei risparmi da inviare alla famiglia mentre gli imprenditori riescono a proteggere il loro patrimonio dalle pesanti aliquote fiscali vigenti nelle nazioni d'origine. 

A partire dal 2017 sono state gradualmente introdotte alcune tasse. Perché? Secondo Oliver Wyman, una società americana di consulenza gestionale, alcune imposte sono ormai necessarie per mantenere la "stabilità fiscale" dei Paesi del Golfo. I prezzi del petrolio sono in calo dal 2015 e i Paesi del Golfo stanno registrando un aumento del debito pubblico e alti deficit di bilancio. Inoltre, hanno iniziato a considerare l'importanza della transizione energetica ecologica. Anche il contraccolpo economico derivante dalla pandemia di Covid-19 ha fatto suonare il campanello d'allarme: è poco prudente affidarsi esclusivamente al petrolio.

Che tipo di tasse hanno introdotto i Paesi del Golfo?

Gli espatriati che lavorano in uno dei Paesi del Golfo possono tirare un respiro di sollievo: i loro redditi non sono al momento oggetto d'imposta. E' invece attiva una tassa sulle imprese di proprietà straniera (ovvero l'imposta sulle società) nonchè IVA, accise e un'imposta sulle transazioni immobiliari.

Accise

Nel 2017 il Bahrain ha introdotto un'accisa che va dal 50% al 100% del prezzo di alcuni prodotti. Il tabacco e le bevande energetiche sono tassate al 100% al momento dell'acquisto, il che raddoppia il loro prezzo, mentre le bibite sono tassate al 50%. Gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita hanno attuato la stessa misura contemporaneamente, con un'aliquota compresa tra il 50 e il 100%. Nel 2019 le autorità fiscali degli EAU hanno ampliato l'elenco dei prodotti sottoposti ad accisa. L'imposta è ora applicata alla vendita di bibite, bevande energetiche, bevande zuccherate non gassate, tabacco e dispositivi elettronici per il fumo. 

L'Oman e il Qatar sono stati gli ultimi in ordine di tempo ad applicare tale imposta, e lo hanno fatto nel 2019. Il Kuwait è l'unico Paese del CCG dove non si paga, ma il governo sta valutando di introdurne una nel prossimo futuro che si applicherebbe non solo alla vendita di tabacco e alle bevande, ma anche ai beni di lusso.

IVA

Nel 2018, gli EAU hanno iniziato ad applicare l'IVA al 5% sulla maggior parte di beni e servizi. L'Arabia Saudita ha fatto lo stesso nel 2018, salvo poi aumentare l'aliquota al 15% nel 2020, per combattere l'impatto della pandemia. Il Bahrain ha introdotto l'IVA con un'aliquota del 5% nel 2019, che è salita al 10% nel 2022 e l'Oman nel 2021, al 5%. In Kuwait e Qatar ancora non si paga, ma la situazione potrebbe cambiare in futuro.

Imposta sulle società

A partire da giugno 2023, le aziende di proprietà straniera con sede negli Emirati Arabi Uniti saranno soggette a un'imposta sulle società pari al 9% dei loro profitti netti. La percentuale è più bassa rispetto a quella applicata negli altri Paesi del CCG: 20% in Arabia Saudita, 15% in Kuwait e in Oman, 10% in Qatar.

Il Bahrain non prevede, al momento, un'imposta sulle società, ma il suo Ministro delle Finanze e dell'Economia Nazionale ha dichiarato che adotterà il regime fiscale minimo effettivo globale per le società. In passato, i Paesi del CCG sono stati inseriti nelle liste delle giurisdizioni fiscali non cooperative per via dell'inesistenza, o dell'esiguità, delle imposte sulle società. Stanno quindi cercando di migliorare la loro reputazione per quanto attiene la conformità con gli standard fiscali globali. 

Imposta sulle transazioni immobiliari

Nel 2020, l'Arabia Saudita ha creato la Real Estate Transaction Tax (RETT) per le transazioni immobiliari. Si tratta di un'aliquota speciale del 5%. Gli altri Paesi del CCG non prevedono un'imposta speciale sugli immobili (per il momento!).

Anche se i Paesi del Golfo non sono più giurisdizioni completamente esenti da imposte, le tasse nella regione rimangono più basse che in altre parti del mondo. Hanno implementato queste tasse in modo graduale e cauto per evitare di spaventare gli espatriati e gli investitori stranieri. Hanno mantenuto zone economiche libere dove alcune imprese di proprietà straniera, che operano in settori chiave, pagano tasse societarie più basse. L'Arabia Saudita, ad esempio, ha appena lanciato quattro nuove Zone Economiche Speciali (ZES) dove le aziene pagheranno solo il 5% di tasse per i primi 20 anni.

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A proposito di

Ameerah è docente e tutor privato che insegna spagnolo e mandarino a Mauritius. È stata anche traduttrice freelance, redattrice e scrittrice di contenuti per un decennio. Ha vissuto a Madrid e Pechino.

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