I visti per nomadi digitali si stanno diffondendo in tutta l'Africa. Mauritius, Seychelles, Namibia e Capo Verde hanno già introdotto questi programmi e altre nazioni stanno per seguirli. Questi visti mirano a stimolare l'economia, in particolare il settore del turismo, ma comportano anche delle problematiche, tra cui l'aumento del costo della vita. Segue una panoramica.
L'iniziativa del Kenya sul visto per nomadi digitali
Il Kenya ha lanciato il suo visto per nomadi digitali (classe N) il 2 ottobre, come annunciato dal Presidente William Ruto in occasione del Magical Kenya Travel Expo 2024. L'evento, che si è svolto dal 2 al 4 ottobre, ha evidenziato l'impegno del Kenya a potenziare il proprio settore turistico. Il visto è pensato per i professionisti stranieri che lavorano a distanza per aziende al di fuori del Kenya, compresi i freelance.
Il Presidente Ruto ha evidenziato il potenziale del visto per incrementare l'economia, attirando professionisti stranieri e rivitalizzando il turismo. Questa iniziativa è una contromisura atta a bilanciare le gravi tensioni che si sono verificate l'estate scorsa: in luglio scoppiarono proteste di massa a seguito della proposta di introdurre nuove tasse nel bilancio 2025. Anche se l'iniziativa non ha avuto seguito, il malcontento è rimasto; in tanti attribuiscono la persistente tensione economica alle politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), che hanno visto il rapporto debito/PIL del Kenya salire al 68%, superando del 55% il limite raccomandato dal FMI e dalla Banca Mondiale.
Pur non risolvendo i problemi del debito del Kenya, il visto per nomadi digitali è una mossa strategica per migliorare l'economia locale e attrarre talenti internazionali. Inoltre, il visto offre la possibilità di ottenere la residenza permanente e la cittadinanza per chi ha i requisiti.
Per fare domanda, i candidati devono produrre un reddito annuo minimo di 55.000 dollari, da fonti non keniote. I dettagli specifici sulla durata del visto non sono ancora noti. Ai titolari del visto per nomadi digitali è vietato svolgere attività lavorative in loco.
Visti per nomadi digitali in Africa: opportunità in crescita
In Africa, il numero di Paesi che offrono visti per nomadi digitali, è in crescita. Nel 2020, Mauritius ha lanciato il visto Premium che si rivolge a diverse tipologie di cittadini stranieri, tra cui i nomadi digitali. Il visto è gratuito, ha validità di un anno con possibilità di rinnovo. I richiedenti devono avere un reddito mensile minimo di 1.500 dollari o 18.000 dollari all'anno.
In altre nazioni, invece, il visto per nomadi digitali è a pagamento: le Seychelles chiedono 47$, la Namibia 62$ e Capo Verde 52$.
Il visto per Capo Verde consente un soggiorno di sei mesi, con possibilità di rinnovo per altri sei mesi. Anche quello della Namibia dura sei mesi ed è rinnovabile, mentre le Seychelles offrono un "visitor workation permit".
Ogni Paese ha stabilito dei requisiti di reddito minimo per i richiedenti: la Namibia impone un reddito mensile di 2.000 dollari (24.000 dollari all'anno), mentre Capo Verde fissa la soglia a 1.800 dollari al mese (21.600 dollari all'anno). Le Seychelles chiedono che gli espatriati abbiano risorse sufficienti per mantenersi durante il loro soggiorno e non specificano un reddito preciso. Questi visti aprono nuove strade ai professionisti che desiderano lavorare a distanza godendo degli ambienti unici offerti da queste destinazioni.
Lancio strategico di visti per nomadi digitali in Africa
Diversi Paesi africani si sono rivolti ai nomadi digitali per risollevare principalmente il settore del turismo, danneggiato dalla crisi sanitaria. Nel 2020, le entrate generate dal turismo sono diminuite del 70% alle Seychelles, del 75% a Mauritius e Capo Verde e dell'80% in Namibia. In queste destinazioni, il turismo può rappresentare fino a un quarto del PIL. Il lancio del visto per nomadi digitali in questo contesto di crisi è strategico: mira ad attrarre una tipologia diversa di visitatore, che si ferma più a lungo di un turista, senza sottrarre posti di lavoro alla popolazione locale. Si tratta di una situazione vantaggiosa per tutti: i nomadi digitali continuano a lavorare per aziende straniere e spendono in loco, stimolando l'industria del turismo e sostenendo il mercato del lavoro grazie ai loro consumi.
I Paesi africani che abbracciano il nomadismo digitale fanno leva sui loro punti di forza: essendo già noti come destinazioni turistiche, sfruttano questa notorietà per attirare gli stranieri. La concorrenza, però, è spietata. Brasile, Spagna, Portogallo, Bahamas, Messico, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Emirati Arabi Uniti... L'elenco degli Stati "amici dei nomadi digitali" cresce a vista d'occhio, e ognuno cerca di offrire criteri di ammissibilità e costi di ottenimento più vantaggiosi degli altri.
Il Sudafrica potrebbe essere il prossimo a lanciare un visto per nomadi digitali. Il progetto, introdotto nel 2022 e annunciato nuovamente dal presidente Ramaphosa nel febbraio 2024, non è ancora in vigore, ma il governo sta lavorando per attivarlo al più presto. L'11 ottobre il Ministero degli Affari Interni ha pubblicato un elenco di criteri per l'ottenimento del visto, tra cui un reddito annuale a partire da 650.796 rands (37.044$).
Mauritius:Â tra turismo e sfide ambientali
Prima della pandemia, il turismo era una pietra miliare dell'economia mauriziana: contribuiva al 24% del PIL e dava lavoro a oltre 130.000 persone. Nel 2019, il turismo ha generato un'entrata di 1,81 miliardi di euro, ospitando 1,3 milioni di visitatori stranieri.
Mauritius, in forte competizione con destinazioni come le Seychelles e le Maldive, deve fare i conti con la guerra dei prezzi e la sostenibilità ambientale, a causa dell'eccesso di turismo.
La crisi sanitaria ha colpito duramente Mauritius, con un crollo nel numero di turisti a 308.980 nel 2020 e un ulteriore calo a 179.780 nel 2021, secondo la Banca di Mauritius. In risposta, il governo mauriziano ha cercato di rivitalizzare il settore attraverso diverse iniziative, rivolgendosi principalmente ai nomadi digitali. Questa strategia punta sui vantaggi di ospitare visitatori che si fermano più a lungo dei turisti e spendono in loco, senza entrare in competizione con la forza lavoro mauriziana.
Nel 2023, Mauritius ha accolto 1 milione e 300 mila turisti, lo stesso livello pre-covid. Anche se è difficile da quantificare, l'impatto dei nomadi digitali è sempre più evidente e molti scelgono Mauritius come destinazione di riferimento. Tuttavia, la sfida di bilanciare la crescita del turismo, preservando l'ambiente, resta alta.
Visti per nomadi digitali in Africa: punti di forza e criticitÃ
Le nazioni africane che propongono visti per nomadi digitali offrono diversi vantaggi. Mauritius e le Seychelles sono popolari sia tra i turisti che gli espatriati, mentre l'impegno del Kenya nelle politiche ambientali attrae gli stranieri attenti alla sostenibilità . Questi Paesi garantiscono sicurezza, connessione internet affidabile, infrastrutture adatte al lavoro a distanza e una certa stabilità politica. Unitamente alla buona reputazione a livello internazionale, ai paesaggi mozzafiato, alla qualità della vita e a comunità accoglienti, queste destinazioni africane rappresentano un'alternativa interessante per i nomadi digitali in cerca di nuove esperienze.
Tuttavia, Paesi come il Kenya e il Sudafrica devono affrontare sfide interne di cui non si parla apertamente. Il Sudafrica, ad esempio, ha assistito a un'impennata di nomadi digitali, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti e dall'Europa, che si sono stabiliti a Città del Capo dopo la fine della pandemia. Questa città , con le sue spiagge pittoresche e la sua cultura vivace, attrae molti lavoratori a distanza. Le autorità locali accolgono con favore questo afflusso e il governo sta sviluppando un visto per riconoscere formalmente questi professionisti stranieri. Ma l'impatto del nomadismo digitale sulle comunità locali non è sempre positivo. I residenti devono fronteggiare l'aumento dei prezzi degli affitti (+4% nell'ultimo anno e una media del 28% in quattro anni), dovuto in parte alla domanda dei nomadi digitali. Sebbene il governo si sia impegnato ad attuare misure per proteggere i residenti locali, queste sfide evidenziano il complesso equilibrio tra l'attrarre talenti stranieri e il garantire condizioni di vita sostenibili per i locali.
Nomadi digitali: bilanciare crescita economica e costo della vita
Una delle sfide principali dei Paesi africani che concedono visti per nomadi digitali è quella di attrarre talenti stranieri senza aumentare il costo della vita in loco. Messico e Portogallo testimoniano la tensione che può nascere tra nomadi digitali e comunità locali, a causa dell'aumento del costo degli affitti e di vita. I Paesi africani si giocano la carta dei benefici economici che i nomadi digitali possono apportare al territorio, utilizzando il flusso di denaro che immettono per sostenere le iniziative e le politiche pubbliche.
L'obiettivo è quello di incanalare le uscite dei nomadi digitali (per l'affitto, il cibo e il tempo libero) nell'economia locale, stimolando la creazione di posti di lavoro, il turismo e la crescita economica. Le Seychelles, ad esempio, hanno introdotto opzioni di residenza specifiche per i nomadi digitali, offrendo diversi pacchetti come basic, premium e premium plus. Questo approccio, oltre a soddisfare budget diversi, mitiga l'impatto del nomadismo digitale incoraggiando un'integrazione equilibrata con le comunità locali. I Paesi africani, di fronte alla tendenza del nomadismo digitale, cercano di sfruttarne i vantaggi salvaguardando la capacità di spesa e la qualità della vita dei residenti locali.
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