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Ti serve un passaporto forte per trasferirti all'estero nel 2025?

US passport
Shutterstock.com
Scritto daAmeerah Arjaneeil 23 Gennaio 2025
Tradotto daFrancesca

Recentemente è stato pubblicato l'Henley Passport Index 2025. Il passaporto di Singapore si conferma il più potente al mondo, seguito da quello del Giappone. I passaporti americani e britannici hanno subito un leggero calo di forza, mentre quelli dei Paesi in guerra, come l'Afghanistan, restano i più deboli. Quanto è importante nel 2025 avere un passaporto forte per poter viaggiare ed espatriare?

L'Indice Henley dei Passaporti 2025

L'Henley Passport Index è una classifica stilata annualmente da Henley & Partners, una società di consulenza britannica che si occupa di investimenti in materia di migrazione, che classifica i passaporti in base al numero di Paesi a cui danno accesso senza visto. Questo dato riflette la stabilità economica e politica della nazione e le sue relazioni con il resto del mondo. Gli espatriati in possesso di passaporti forti possono viaggiare liberamente e regolarmente, non devono impiegare tempo e denaro per richiedere il visto e hanno meno probabilità di essere guardati con sospetto dai funzionari dell'immigrazione negli aeroporti.

Ecco i primi 10 Paesi dell':

  1. Singapore (esente da visto per 195 destinazioni)
  2. Giappone (193 destinazioni)
  3. Francia, Germania, Italia, Spagna, Finlandia e Corea del Sud (192 destinazioni)
  4. Austria, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Norvegia (191 destinazioni)
  5. Belgio, Nuova Zelanda, Portogallo, Svizzera e Regno Unito (190 destinazioni)
  6. Grecia e Australia (189 destinazioni)
  7. Canada, Polonia e Malta (188 destinazioni)
  8. Ungheria e Repubblica Ceca (187 destinazioni)
  9. Estonia e Stati Uniti (186 destinazioni)
  10. Lituania, Lettonia, Slovenia ed Emirati Arabi Uniti (185 destinazioni)

I cittadini di Singapore possono acquistare un volo last minute per quasi tutti i Paesi del mondo senza doversi preoccupare del visto. Per quanto riguarda gli altri 30 Paesi che richiedono un visto, è possibile scegliere l'e-visa, evitando la fila in ambasciata. A titolo di esempio, devono richiedere un visto elettronico per visitare la Russia, l'India e il Camerun. Fa eccezione l'Algeria, Paese che richiede il visto a quasi tutte le nazionalità, singaporiani e giapponesi compresi.

La maggior parte dei Paesi a medio reddito dell'Asia, dell'America Latina e dell'Europa dell'Est si posizionano a metà dell'indice Henley. Il Brasile, ad esempio, occupa la 18esima posizione in classifica: il suo passaporto consente l'ingresso senza visto in 171 Paesi. Costa Rica e Mauritius condividono la 29esima posizione (151 destinazioni), mentre Perù, Serbia, Taiwan ed El Salvador occupano le posizioni dalla 32esima alla 35esima, con i loro passaporti che aprono le porte da 136 a 143 Paesi.

Nonostante siano due Paesi che accolgono un numero importante di turisti, studenti ed espatriati, i passaporti di Cina e India restano piuttosto deboli, rispettivamente al 60° e all'85° posto. I cittadini di queste due potenze asiatiche necessitano di un visto per visitare il Nord America e la maggior parte dell'Europa. Questo è in parte dovuto a tensioni geopolitiche, come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Eppure, sorprendentemente, nonostante la guerra in Ucraina, il passaporto ucraino è rimasto piuttosto forte. Quest'anno è al 30° posto nell'Indice Henley e consente di circolare senza visto in 148 paesi.

L'ascesa e il declino dei passaporti nell'Indice Henley

Anche se sono nella top 10, gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono indeboliti nel corso degli anni. Nel 2014 erano i due passaporti più potenti al mondo. L'anno scorso, il passaporto americano occupava l'ottavo posto, scendendo al nono quest'anno.

Anche il passaporto britannico ha subito la stessa sorte, perdendo un posto in classifica. La principale responsabile del calo di potere del passaporto britannico è la Brexit, mentre per gli Stati Uniti la colpa è di un mix di fattori che riguardano le tensioni geopolitiche e la diminuzione degli accordi di reciprocità. Le restrizioni sui viaggi a Cuba, ad esempio, implementate durante il primo mandato di Trump, hanno complicato gli spostamenti degli americani. A partire dal prossimo anno, inoltre, gli americani dovranno richiedere un visto e mostrare una prova di reddito per entrare in Brasile. Resta da vedere se, e come, il secondo mandato di Trump influenzerà la forza del passaporto americano.

Al contrario, il passaporto degli Emirati Arabi Uniti ha registrato una notevole ascesa dal 2014. All'epoca si posizionava al 55° posto mentre nel 2024 e nel 2025 si è assicurato il 9° e il 10° posto. Il leggero calo di quest'anno è attribuibile al rafforzamento di altri passaporti piuttosto che a una diminuzione del suo valore. Come riportato da The Gulf Times, la stabilità dei legami diplomatici, la crescente influenza economica, l'efficienza fiscale e l'eccellente copertura aerea sono alcune delle ragioni dell'ascesa del passaporto. Purtroppo per gli espatriati negli Emirati Arabi Uniti, però, rimane molto difficile naturalizzarsi per ottenere un passaporto emiratino.

Ottenere un passaporto forte tramite naturalizzazione: è possibile?

Gli espatriati potrebbero chiedersi come ottenere un secondo passaporto che faciliti i loro spostamenti. È facile ottenere uno tra i 10 passaporti più forti della classifica Hanley?

Come già detto, è estremamente difficile ottenere la cittadinanza e il passaporto degli Emirati Arabi Uniti. Gli espatriati devono aver vissuto negli Emirati per 30 anni oppure devono avere profili ben specifici come investitori (con investimenti superiori a mezzo milione di dollari), inventori (con un brevetto), scienziati, medici, accademici o artisti.

A Singapore, invece, è molto più facile. Gli espatriati devono essere residenti permanenti nella città-stato da almeno 2 anni o essere sposati con un cittadino singaporiano da altrettanto tempo. Chiedere la residenza per lavoro può essere complicato, dato che il mercato del lavoro di Singapore è piuttosto chiuso; un'altra opzione, per gli espatriati più facoltosi, è quella di ottenere la residenza a Singapore attraverso un investimento. Si può investire in un'azienda singaporiana esistente, creare una società o integrare un fondo approvato dal Singapore Economic Development Board.

Il Giappone non riconosce la doppia cittadinanza, quindi per ottenere il prezioso passaporto giapponese gli espatriati devono essere disposti a rinunciare alla loro nazionalità di nascita. Altrimenti, devono aver vissuto in Giappone per almeno 5 anni, avere acquisito una conoscenza intermedia della lingua giapponese ed essere finanziariamente stabili, tutti requisiti piuttosto raggiungibili. Rinunciare al passaporto di nascita potrebbe, comunque, essere una decisione rischiosa, irrevocabile e costosa. Gli americani che desiderano rinunciare alla propria nazionalità, ad esempio, devono pagare al governo statunitense quasi 2.500 USD.

Alcuni dei Paesi europei che si trovano nella top 10 dell'indice Henley hanno processi di naturalizzazione meno complicati. Germania, Francia e Finlandia, ad esempio, accettano la doppia cittadinanza e hanno percorsi di naturalizzazione standard. Il percorso standard prevede che i cittadini abbiano vissuto e lavorato sul territorio per 5 anni continuativi, che siano finanziariamente stabili e che abbiano una conoscenza intermedia (B1-B2) della lingua tedesca, francese o finlandese. In Finlandia è accettata anche la conoscenza dello svedese. Gli espatriati che prestano servizio nella Legione Straniera dell'esercito francese possono richiedere la cittadinanza dopo tre anni.

Lunghe attese per il visto e alti tassi di rifiuto: la realtà degli espatriati africani, mediorientali e asiatici

La mobilità internazionale degli espatriati, o dei futuri espatriati, con passaporti deboli non è impossibile, ma è difficile. Le disuguaglianze economiche e politiche si riflettono nei tempi di attesa per il rilascio del visto e nelle tasse imposte agli espatriati del Sud del mondo. Per molti di questi espatriati, ottenere un secondo passaporto attraverso la naturalizzazione potrebbe togliere un enorme peso dalle spalle, soprattutto quando devono partire per un viaggio di lavoro o per una conferenza con poco preavviso.

Solo tre passaporti africani consentono di viaggiare senza visto in oltre 100 destinazioni: il passaporto seicellese, quello mauriziano e quello sudafricano. Anche il Botswana e la Namibia hanno passaporti moderatamente forti, mentre i cittadini degli altri Paesi africani devono richiedere un visto per spostarsi a livello internazionale. Questo vale anche per il Medio Oriente e l'Asia meridionale. Pur dovendo sborsare centinaia di dollari per fare domanda, i visti richiesti dai cittadini di questi Paesi vengono spesso respinti. University World News riporta che, il Dipartimento di Stato americano, respinge fino al 57% dei visti F-1 richiesti da studenti provenienti da Stati africani con passaporti deboli. La domanda di visto deve essere corredata da un'ampia documentazione e la mancanza di un documento, o una risposta inesatta durante il colloquio, possono comportarne il rifiuto.

Il Global Mobility Report 2025 di Henley & Partners ha inoltre rilevato che la metà delle richieste di visto Schengen per viaggiare in Europa, presentate da cittadini africani, viene respinta. Le percentuali di rifiuto sono particolarmente elevate per i titolari del passaporto delle Comore, Guinea-Bissau, Ghana, Mali, Sudan e Senegal. Per facilitare la mobilità, nel continente, di chi ha un passaporto africano, il Ruanda, le Seychelles, il Gambia, il Benin e il Ghana concedono l'esenzione dal visto. Al di là del continente, tuttavia, la difficoltà di viaggiare persiste.

Formalità burocratiche
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A proposito di

Ameerah è docente e tutor privato che insegna spagnolo e mandarino a Mauritius. È stata anche traduttrice freelance, redattrice e scrittrice di contenuti per un decennio. Ha vissuto a Madrid e Pechino.

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